Ieri sera Philip, giornalista svizzero che sta facendo il mio stesso percorso ma in senso inverso, mi raccontava che quando non si è presentato al rifugio stabilito (perché aveva deciso di fare una tappa intermedia) il rifugista che lo attendeva ha allertato gli altri rifugi ed ha mandato qualcuno a cercarlo. Questo mi rassicura, se una qualsiasi delle mie tappe salta, qualcuno lo sa.

Ho lasciato Álftavatn alle 7 e un quarto, la tappa di oggi è durata 4 ore e mezza. Ho fatto anche il primo guado serio, con l’acqua fino alle ginocchia e le ciabatte ai piedi. Mi ha fatto un po’ fifa, l’acqua era rapida e mantenuta torbida dal movimento ed inoltre se fossi caduto non avrei avuto altra roba pesante ed asciutta da mettermi.

Poi è iniziato il deserto.

Ancora una volta sembrava di osservare le fotografie di Mars Pathfinder virate al nero.

Botnar

Il rifugio di Botnar í Emstrum, dove sono ora, ha una vista eccezionale. Di fronte a me una lingua di ghiaccio del Myrdalsjökull ed in mezzo un profondo canyon verde che domani, a quanto ho capito, dovrei costeggiare.

Per oggi non mi muovo più, al solito devo far asciugare i talloni sperando che basti.

Ore 14. Non ho fame, mi sono fatto solo un caffè caldo. Ho chiacchierato un po’ con Géraldine, una ragazza di Strasburgo; lei ed il suo ragazzo stanno facendo la mia stessa strada. Hanno dormito al rifugio di Hvangill, un paio di chilometri dopo Álftavatn.

Accanto al rifugio, a sinistra, la vita riesce comunque ad aver ragione anche di un substrato avaro come la sabbia vulcanica nera: un rivolo d’acqua premette la crescita di muschio, erba e piantine che un gruppo di pecore sta brucando.

Il tempo comincia a peggiorare, un nuvolone scuro ci sta passando sopra. Il custode di Botnar è un ragazzo simpatico, mi ha invitato ad usare la cassetta del pronto soccorso (fyrsta hjälp) per i miei talloni, li ho medicati con della garza alluminata. I custodi sono quasi sempre studenti impegnati in questo lavoro estivo che, come altri lavori estivi, rientra nel programma scolastico.

Ormai la compagnia di viaggio è quasi completamente ricomposta, ci siamo quasi tutti, manca solo Pete. Una domanda: come hanno fatto quelle pecore ad arrivare fin qua?

Ore 18. È arrivato anche Pete, la compagnia è al completo. Ho cenato presto, così il tavolo resta libero per il gruppo della Viking Reisen. Il tempo è girato al peggio, cielo coperto.

Ci sono anche due ragazzi olandesi, Anno e René. Anno ci ritrae tutti sul guestbook del rifugio.