Arrivo a Þórsmörk. Ho fatto la strada insieme a Pete, ci siamo lasciati al bivio per Husadálur, lui rientra subito a Reykjavík per tornare a Boston domani. È stato di ottima compagnia. La tappa di oggi è stata la più lunga, circa sei ore, compreso il guado del Þróngá (ancora una volta con l’acqua fino alle ginocchia). Pete ha detto che a volte il sentiero gli fa l’effetto di trovarsi in mezzo a enormi mucchi di scarti di miniera, come se una flotta di enormi camion abbia scaricato cumuli di pietrisco chissà quanto tempo fa. A mano a mano che scendiamo i fiumi si fanno più grossi, raccogliendo tutti i rivoli ed i torrenti che scendono dalle lingue dei ghiacciai alle nostre spalle.

Þórsmörk

L’arrivo a Þórsmörk ha invece qualcosa di sbalorditivo. Di colpo il paesaggio cambia e compaiono un boschetto di betulle nane e contorte come ulivi, erba, fiori e farfalle. Mancano solo le mucche.

Ho fatto una doccia ed ho chiesto alla rifugista di Þórsmörk di cancellare la mia prenotazione a Fimmvörðuhals, non mi fido né dei miei talloni né del tempo, che comincia a seminare anche un po’ di pioggia. Domani rientro in città.