Gli aeroporti si somigliano un po’ tutti, il Bandaranaike Airport di Colombo non fa eccezione. Sono le 6 del mattino circa, albeggia e l’aria è già calda. Raggiungiamo la stazione dei treni di Colombo in tassì attraversando una città che si sveglia. Un cartello enorme promette “20 years of horror class accomodation” a chiunque si renda colpevole di pedofilia.

Consigliati dal bigliettaio della stazione ferroviaria a prendere un pullman, siamo in viaggio per Dambulla, scelta non tanto perché è sede di un tempio ma perché sembra essere abbastanza a metà strada per visitare alcuni luoghi interessanti. Una volta tanto, mi lascio guidare fiducioso da chi ha studiato il viaggio più di me. In fondo, non solo è la prima volta che vado in Sri Lanka, è anche la prima volta che esco dalla prospera e rassicurante “fortezza Europa”. Mi sento incuriosito e disorientato allo stesso tempo.

L’albergo di Dambulla a B. non fa una buona impressione, comunque, considerato che siamo abbastanza distrutti, prendiamo una camera e recuperiamo un po’ di sonno. Nel tardo pomeriggio siamo in visita al tempio, che sorge su un’altura a sud della città, ai cui piedi stanno costruendo un edificio sormontato da un enorme Buddha dorato. La cosa che più mi sorprende è osservare un paesaggio dall’alto e non vedere il solito scenario cui sono abituato. Dove sono le strade ? I paesi ? Ci sono, naturalmente, sotto il tappeto verde di foresta, da cui salgono rumori di traffico e versi di animali. Forse ho capito cosa vuol dire la parola “lussureggiante”.

Rientriamo dal tempio che è ormai buio camminando lungo una delle due vie principali della città. Tra i vari negozi, in particolare ne ricordo uno che vende bandiere rasta e batik raffiguranti Bob Marley.

Sigyria

A Sigyria ci andiamo con il tuc-tuc di Prjanta, che ci ha attaccato bottone ieri sera proponendosi come guida. B. tratta sul prezzo (pare che io abbia il cuore troppo tenero), così nasce quel gioco delle parti che ci verrà comodo in varie occasioni, in cui a volte io, a volte lei, fingiamo di essere il coniuge irritato dalla facilità di spendere dell’altro.
Sigyria era una fortezza, di cui oggi rimangono alcuni resti, costruita sopra una roccia enorme, salire fino in cima è una bella camminata.