Alle 9.30 io e M. arriviamo a Brisbane, finalmente. B. è abbronzatissima e fa un bel caldone.

Brisbane sembra una bella città, pulita, oggi assolata. Gli australiani sembrano abbastanza pronti alla battuta ed adottano un certa informalità che ancora non sa di ipocrisia. Ora la lotta è contro la differenza di fuso orario, non devo dormire fino a stasera!

Istigati da B., puntiamo qualche dollaro sulla 7a corsa della Melbourne Cup. 5 dollari vincente e 5 dollari piazzato ciascuno per Give The Slip, Prophet’s Kiss e Mr. Prudent.

06.11.2001 09:30
HO SONNO ! È vero, è mattina, ma il mio corpo giustamente pensa che sia mezzanotte…

07.11.2001 10:00
Macchina giapponese, guida inglese, cambio automatico. 600 chilometri a guidare “strano”, dal lato sbagliato.

Siamo a Yeppoon a fare colazione, poi ci imbarcheremo per la Great Keppel Island. Il jet-lag si va aggiustando, chissà che ridere il ritorno a casa.

Lungo la strada ci siamo fermati a mangiare proprio mentre la TV mandava la 7a corsa. Da brava strega qual è, B. ha azzeccato un piazzamento: Give The Slip, dopo aver dominato la maggior parte della corsa, si lascia superare e arriva secondo. 13:1. Vinciamo 65 dollari.

07.11.2001 17:00
Great Keppel Island. Tropico del Capricorno, o giù di lì. Onde evitare le consuete scottature da abbuffata di spiaggia, mi sto facendo un tè. Il fatto che siano le 5 poi, rende tutto ciò molto British. Infatti il tè è con il latte.

Sui tavoli svolazzano pappagallini dalla livrea verde, arancione e blu, nel prato vedo un grosso lucertolone, credo sia un varano.

C’è un bel vento teso ed è incredibile pensare che è novembre. Ho chiamato casa, è buffo pensare che là è mattina e sta iniziando il giorno che qui volge al termine.

Gran bel posto. Davvero.

09.11.2001 19:30
Dingo, Queensland. Siamo passati da un posto da cartolina ad uno da telefilm. Anzi, da uno scenario alla “Charlie’s Angels” ad uno alla “Hazzard”. Siamo sistemati in un tipico motel da autostrada, probabilmente, a parte l’insegna della birra, anche in America sono così.

Dopo cena girovaghiamo per il paese nell’aria calda della sera, senza una meta. Cercando una birra finiamo al campo da tennis, dove vediamo una certa animazione. Ci viene attaccato un bottone enorme e passiamo la sera chiacchierando con le persone che si trovano lì. Presto la conversazione è monopolizzata da Bob, chiaramente affascinato da B.. Tiriamo mezzanotte. Pensavo di capire un po’ di inglese, ma tra l’accento del posto e la birra, devo ammettere di fare abbastanza fatica…

Arriva la pioggia. “Money in your hands”, dice Steve, allevatore. Pare che da queste parti la stessero aspettando da molto tempo.

11.11.2001 06:30
Il Queensland si sveglia sotto la pioggia e noi con lui. Siamo sdraiati sui tavoli da picnic coperti di un autogrill, tentando di dormire un po’ dopo aver provato invano di farlo in macchina. Abbiamo lasciato ieri sera la Blackmore Highland e guidato tutta notte. Abbiamo fatto un piccolo percorso guidato, le cascate invece le abbiamo ciccate clamorosamente sbagliando sentiero e suscitando un misto di curiosità e ilarità in una famiglia australiana con cui ci siamo incrociati al parcheggio delle auto.

Mezz’ra dopo sono davanti ad un caffè caldo, ne avevo bisogno, stordito dal poco sonno. M. e B. sono ancora sul tavolo.

È difficile dare corpo alle sensazioni, considerato anche quanto in fretta questi giorni sono scappati via. È vero che 15 giorni “lordi” in Australia non sono niente.

12.11.2001 10:30
Rientrati a Brisbane, abbiamo preso il greyhound fino a Byron Bay. Il posto si chiama Belongil Beach ed è una bella struttura in legno vicinissima alla spiaggia. Finalmente il sole splende.

13.11.2001 20:30
Passata la giornata in spiaggia, ci siamo imbarcati sul bus notturno per Sydney. Ora siamo a Sydney, dopo aver fatto due passi in centro. Il tempo è instabile.

Sydney è grande, pulita, moderna. Ma forse credo che preferirei vivere a Brisbane, dovessi scegliere tra le due.

Abbiamo davanti a noi gli ultimi tre giorni e pochi programmi. Spero che il tempo regga.

14.XI.2001 14:00
Stamattina ho girellato tranquillo per la città. Ho visitato il museo delle galere di Hyde Park. Come in 150 anni gli australiani hanno gestito, o tentato di gestire, i problemi comuni ad ogni società umana: crimine, follia, immigrazione, giustizia. Ancora una volta “memorie e passi d’altri ch’io calpesto”.

Sono su una panchina dalle parti di King’s Cross, definito su una guida “quartiere depravato”. Una sequenza di porno booths e casinò. Se questo è l’“adult world”, come recita un’insegna, allora credo di avere ancora sei anni.

Da qualche parte, agli antipodi.

15.11.2001 11:00
Dopo colazione. Watching the wildlife. Sydney Central. Città cosmopolita, ma dove sono gli aborigeni?

I visi orientali qui sono la maggioranza. B. mi ha attaccato un po’ di ingiustificata diffidenza verso di loro. È vero che è solo un pregiudizio, ma dietro il nostro osservare un volto e vederlo amichevole o ostile si agitano meccaniche inconsce che chissà fin dove affondano le loro radici nel tempo e negli spazi.

Forse Sydney è un esempio della città che verrà. Inglese come lingua franca, collante di culture che si sfiorano entrando in contatto solo nel dialetto mondiale del consumo planetario globale. Ieri pizzerie e scritte in greco, oggi insegne coreane, cinesi, thai.