L. ha trovato lavoro a Basilea, I. lavora a Lugano. P., nonostante la sua laurea in biologia da 110 e lode, non è riuscita a trovare lavoro in Italia. Ma in Svizzera ha già fatto un paio di colloqui. Una generazione fa erano i muratori che dalla mia provincia andavano in Svizzera a lavorare. Ora ci vanno anche gli specialisti laureati.
L’altro ieri ero a Lugano pure io, per presentare il mio curriculum ad una agenzia di selezione del personale. Non credo che fioccheranno occasioni, ma è comunque un canale aperto in più e non è escluso che salti fuori qualcosa di interessante.

Come il resto dell’Europa occidentale, anche l’Italia sta de-industrializzando. L’impianto chimico in dismissione in cui lavorerò fino a fine settembre è per certi versi un “dinosauro” che nessuno ha più interesse economico a tenere in vita (1).
Ma a differenza del resto dell’Europa occidentale l’Italia de-industrializza lasciando solo il posto alla speculazione edilizia e finanziaria, e produce solo siti che, dopo bonifica, ospiteranno l’ennesimo centro commerciale. Le eccezioni sono poche.
Il futuro economico dell’Italia è diventare un paese di veline, calciatori e operatori di call-center (massimo rispetto per questi ultimi). Il fatto che il numero di laureati in discipline scientifiche in Italia scenda inesorabilmente anno dopo anno è causa o effetto di ciò?

(1) il paragone è con la Cina e le nazioni del Far East, ovviamente. Però una società nostra concorrente produce un additivo di quelli che noi abbiamo dismesso in un impianto nei Grigioni. E non credo che l’operaio elvetico costi meno dell’italiano.