Drastic Measures - Michael Manring

È la sera di un 21 giugno dei primi anni ‘90. In piena era new age, molti musicisti appartenenti a quel filone si esibiscono in concerti la sera del solstizio d’estate, spesso in location inconsuete.
Una di queste è il palco del cinema-oratorio di un paesino della bergamasca, normalmente escluso dal transito di artisti di cartellone, men che meno stranieri. Ma quella sera, non so bene grazie a quale alchimia contrattuale, sul palco, con strisconi e cartelli disegnati dai ragazzini dell’oratorio sullo sfondo, ci sono tre artisti della casa discografica Windham Hill, che all’epoca pubblicava artisti i cui lavori andavano dalla new age esoterica al virtuosismo chitarristico, passando per la chitarra di Tuck Andress e la voce di Patti Cathcart.
Non sono artisti da classifica, ma la sala è gremita dai fans del genere, arrivati da mezza Lombardia, a giudicare dalle targhe delle auto che ingolfano le strade del paesino.

Uno dei tre artisti sul palco è Michael Manring, che a metà del suo repertorio si mette a verificare l’accordatura della chitarra che sta suonando e intanto racconta (in inglese, pregando il pubblico di tradurre) del suo quindicesimo compleanno:

“Cosa vorresti per il tuo compleanno?” - gli chiede il padre
“Una chitarra”
“Hai già una chitarra, perché mai ne vuoi un’altra? Non potrai mai suonarne due contemporaneamente.” 

ed ecco che si mette al collo una seconda chitarra e annuncia il titolo del brano successivo aggiungendo “questo è dedicato a mio padre.”