Le divergenze sono tantissime, ma c’è una buffa affinità: anche il bergamasco è una lingua tonale, ovvero il significato di un suono cambia a seconda dell’intonazione con cui è espresso.

Ciò è evidentissimo con uno dei suoi più tipici del bergamasco, la vocale ö (come la ö dei tedeschi e la œu dei francesi).

Se pronunciata con un tono ascendente, ö? serve a rassicurare l’interlocutore sull’ovvietà o sulla certezza di qualcosa. In una frase interrogativa, esprime il dubbio dello scettico.

Se prounciata con un tono discendente, come fosse seguita da un punto esclamativo, ö! è un modo un poco grezzo (ma il bergamasco non brilla per formalismi e finezze) di chiamare qualcuno, o di cercarne l’attenzione.

Con un tono piatto e piuttosto prolungata, ö esprime assoluta incredulità di fronte ad una dichiarazione esagerata; spesso la pronuncia del suono s’accompagna in modo rafforzativo ad un eloquente gesto della mano.

Sul tono modulato sono in difficoltà: da mezz’ora sto ripetendolo più volte ad alta voce e i miei colleghi penseranno che sono uscito pazzo del tutto. È un caso enfatico dell’ö ascendente, dove la prima parte del tono, discendente, funge da rincorsa per una salita ancor più vertiginosa sulle montagne russe della persuasione. Rincorsa certamente necessaria a coloro che hanno intenzione di mentirvi mentre vi rassicurano. Diffidate di professionisti che vi rispondono con una ö modulata quando chiedete rassicurazioni su preventivi e costi di banali lavoretti di manutenzione della casa o dell’auto.