Giornale locale, nelle pagine degli annunci di offerte di lavoro leggo:

“Cercasi parrucchiera apprendista esperta…”

L’ossimoro è palese - o la parrucchiera è un’apprendista, magari appena diplomata, e deve impratichirsi nel mestiere attraverso il lavoro quotidiano, oppure è già esperta di tagli, pieghe, permanenti e tinture e quindi in grado di seguire senza problema le clienti più esigenti, senza bisogno di affiancamento o assistenza.

A meno che, nelle intenzioni di chi ha pubblicato l’annuncio, quell’“apprendista” non vada preso alla lettera (come ad esempio non prenderemmo alla lettera un’insegna che recita “stabile pericolante”), ma venga interpretato come una categorizzazione del tipo di impiego offerto. L’apprendista - se abbastanza giovane - viene infatti giustamente pagata un po’ di meno, proprio per stimolare l’azienda, la ditta, il salone di acconciature a investire sulla giovane e farle acquisire esperienza.

Ecco quindi che l’ossimoro svanisce. Una riscrittura dell’annuncio più fedele alla realtà delle cose avrebbe potuto essere questa:

“Cercasi parrucchiera esperta, che pagheremo come un’apprendista…”

certamente meno elegante, ma che fa meglio capire con che razza di datore di lavoro l’apprendista esperta avrà a che fare.