HDPE, ovvero polietilene ad alta densità. È quello - per intenderci - con cui vengono stampati i tappi delle bottiglie di acqua minerale. È una materia plastica diversa da quella delle bottiglie, normalmente prodotte in PET (polietilentereftalato).

Forse anche voi avrete guardato con sufficienza un amico o un parente che raccoglie i tappi dell’acqua minerale per conto di qualche associazione di volontariato “perché così riusciamo a comprare una sedia a rotelle a un disabile / a far scavare un pozzo d’acqua in Africa / etc.”.
Io ho sempre riservato un’abbondante dose di scetticismo verso queste operazioni, e con altrettanto scetticismo ho accolto in laboratorio l’altro giorno un collega che mi chiede di poter pesare un centinaio di tappi assortiti che ha in un sacchetto “…per fare un poster in cui spiego come funziona l’operazione.”

E a questo punto mi faccio spiegare anch’io come funziona: l’HDPE fresco di produzione costa non meno di 1,00 €/kg (prezzo destinato ad aumentare con l’aumento del prezzo del petrolio), mentre l’HDPE in polvere ottenuto da macinazione di manufatti già stampati (come ad esempio i tappi) viene scambiato a circa 0,50 €/kg.
Molti produttori di manufatti in HDPE per edilizia ed esterni trovano più conveniente comprare HDPE di riciclo, dal momento che questi manufatti non hanno particolari esigenze in termini di aspetto esteriore. Inoltre l’HDPE di riciclo è meno facile da reperire rispetto a quello fresco di produzione, dato che la maggior parte dell’HDPE usato finisce in discarica o nell’inceneritore.

Un tappo di bottiglia d’acqua minerale pesa mediamente poco meno di 2 grammi: un millesimo di euro. Qualcosa in più pesa il tappo di bottiglia di una famosa bevanda multinazionale: 2,5 grammi. Tra i 7,5 e i 10 grammi i tappi con dosatore dei flaconi dei detersivi liquidi. 50 tappi presi a caso pesano tra 90 e 95 grammi. 4 centesimi di euro.

Comprare una sedia a rotelle significa raccogliere milioni di tappi, ma se vi si dedica una comunità abbastanza ampia di persone per un annetto o due, diventa un obiettivo possibile.

Calcoli del genere si facevano anche quand’ero bambino, su altri materiali di riciclo. Ricordo la comparsa in una trasmissione TV dell’epoca di una palla di carta stagnola di oltre un metro di diametro, raccolta sempre con intenti analoghi.