Dev’essere per via del nome: “luce antinebbia posteriore”.
“Anti-“ fa pensare a qualche potere magico, qualche lunghezza d’onda miracolosa o qualche campo di forza sub-mesonico che sconfigge la nebbia, nemica del traffico e della moderna mobilità.
Tu fai scattare l’interruttore - clic - e la nebbia non sparisce, però hai la “luce antinebbia posteriore accesa” e non hai più paura. È bello sentirsi protetti con il semplice clic di un interruttore, sullo stesso meccanismo emotivo si fondano interi imperi mediatici, ma la protezione è pura apparenza. La nebbia c’era e c’è ancora.

Ora ti dirò una cosa: la “luce antinebbia posteriore” non fa sparire la nebbia. È solo una luce rossa un po’ più intensa delle altre che accendi in caso di nebbia affinché un’auto che arriva dietro di te possa accorgersi prima della tua presenza sulla strada.
Ma quando quell’auto ce l’hai immediatamente dietro di te, in coda, attaccata al culo, quella luce la devi spegnere. Perché le sue radiazioni antinebbia hanno l’effetto collaterale di abbronzare il conducente dell’auto dietro di te e trasformarlo in un ululante licantropo assassino che ti sfonderebbe il cranio a colpi di cric, se solo ne avesse mezza possibilità.

Promettimi che ci penserai, ok?