È la primavera del 2004, R. ci chiede “volete scrivere su un’enciclopedia?”.

Io di Wikipedia non avevo ancora sentito parlare, cominciai a visitarne le pagine e già allora - quando la sua edizione in italiano era ancora giovane giovane - mi pareva bella, troppo bella perché il mio goffo contributo potesse esserne all’altezza. Così le prime modifiche le feci da utente non registrato, andando a sistemare virgole, refusi e aggiungendo mezze righe a pagine già scritte.

Fu nell’agosto successivo che decisi di rivendicare il mio contributo a Wikipedia - bello o brutto, importante o marginale che fosse - registrando un mio nickname. Perché finalmente vedevo per la prima volta un’esperienza del web che era fermamente intenzionata a durare nel tempo, ad essere meno volatile di quanto finora internet sembrava. Qualcosa che non sarebbe stato il solito investimento di tempo ed energie a fondo perduto.

Poi vennero i raduni, il “torpedone”, e Wikipedia divenne per me un ottimo pretesto per girare l’Italia più spesso di quanto avessi fatto prima e per conoscere persone che fino a prima erano nomi incrociati su uno schermo.

Wikipedia non è La Rivoluzione™, ma il suo esistere ha una sottile vena anarchica che me l’ha sempre fatta amare.

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